
Accendere un fuoco con l’archetto è probabilmente uno dei metodi più utilizzati ma non è uno scherzo: risente dell’ambiente che c’è intorno, è faticoso. Con l’utilizzo di questo sistema mi sono quasi sempre trovato bene, a parte situazioni particolari, come per esempio la difficoltà di trovare legni asciutti e sufficientemente secchi. La caratteristica del legno utilizzato, ancora prima di imparare il metodo è fondamentale per una buona riuscita.
Si possono distinguere fondamentalmente due tipi di legno: legni morbidi o teneri e legni duri. I principali legni teneri sono quelli delle conifere, abete, pino, larice, che sono anche resinosi. Le conifere crescono velocemente, quindi hanno una struttura semplice e abbastanza regolare. Sono legni teneri anche pioppo, betulla, nocciolo, salice, yucca, sambuco, carpino, canna. Sono invece legni duri la quercia, il castagno, il faggio, il bosso.

Per il trapano serve un legno non troppo morbido e per l’asse di base dove si fa la scanalatura ci vorrebbe un legno molto morbido (l’ideale è utilizzare due legni teneri, più tenero per la base e meno tenero per il trapano o asta), facilmente attaccabile con lo sfregamento. Inoltre il legno non deve essere marcio e deve essere molto secco e asciutto. E’ facile individuare il legno morbido e secco, può essere difficile trovare legno asciutto dopo piogge scroscianti e in presenza di percentuali di umidità molto alte.
Il trapano si tiene bloccato sull’asse di base con l’aiuto della capsula, che deve avere una parte comoda dove appoggiare la mano e l’altra parte scavata per incastrarsi sul trapano. La capsula può essere fatta anche con materiali diversi dal legno come sassi o ossa e, sopratutto deve essere comoda e deve tenere l’asta in posizione verticale rispetto alla tavola e sopratutto ben premuta su di essa. Alcune scuole consigliano di utilizzare un’asta
lunga almeno 30 cm. e con un diametro di 2 cm. con i lati ottagonali, anziché
rotondi, per creare attrito durante la rotazione.
Nell’asse di base si pratica una scanalatura a “V” rovesciata e quando si formerà la brace, questa andrà a cadere su un supporto predisposto, alla base della scanalatura (può essere un pezzetto di corteccia o una foglia secca). Se il legno è buono per formare la brace lo si vede anche dal colore della polvere che non è carbonizzata ma è compatta a formare un “batuffolo” o “pallina” durante lo sfregamento e sarà di colore tendente al marrone e non nero carbonizzato. Quando si forma una polvere nera e non compatta, significa che il legno è troppo duro e il fatto che sia nera vuol dire che è già bruciata. Quando si riesce ad ottenere una brace, diventa importante l’esca che si è preparata vicino all’archetto. La forma dell’esca è bene che sia “avvolgente”, quasi come fosse un nido, fatta di trucioli, pagliuzze e materiali simili, molto secchi e asciutti. Si mette la brace dentro il mucchio di esca avvolgente e si comincia a soffiarci sopra fino che non parte la fiamma.
Per accendere il fuoco con il metodo dell’archetto serviranno i seguenti componenti:

l’archetto, fatto al meglio che si può con la corda non troppo stretta, dove ci si incastra il trapano con un giro di corda su di esso. la capsula superiore da appoggiare al trapano per tenerlo fermo, il trapano che è in pratica un’asta di legno appuntita (ma non troppo) sia sul lato della capsula che su quello che ruota a contatto con l’asse di base, l’asse di base spessa 1 cm./1,5 cm. Per preparare l’asse di base, si crea un buco poco profondo (l’impronta per il trapano) dove si appoggia il trapano, accanto al buco impronta si fa la scanalatura che arriva fino alla base dell’asse. Quando si inizia a far roteare velocemente il trapano con l’archetto, lo sfregamento di questo sull’asse inizia a generare fumo, l’impronta sull’asse produce un batuffolo di materiale bruciato e se il legno è buono la polvere bruciata cade attraverso la scanalatura a “V” sul supporto che abbiamo sistemato e… la brace si è formata. Se la brace non si è formata e si deve iniziare da capo, non si utilizza più l’impronta ormai carbonizzata ma si fa una nuova accanto… e si riparte. Il successo dipende quasi sempre da un buon legno tenero, secco e asciutto utilizzato per la tavola inferiore che deve produrre la brace. Bisogna fare attenzione a non schiacciare l’esca sotto il focolare. Si deve creare uno spazio da terra che può essere ottenuto utilizzando un bastoncino piccolo di circa 1 cm. di diametro per staccare la tavola inferiore dal terreno. Ciò consente all’aria di entrare nell’esca dove viene raccolta la polvere incandescente.
