Fuoco: come accendere un fuoco, metodi di base

Devo confessare una cosa: non mi è mai capitato e non l’ho mai fatto, accendere un fuoco creando scintille sbattendo tra loro due pietre (es. selce) o creando scintille sbattendo una pietra su un pezzo di acciaio al carbonio. Il fuoco con le pietre è proprio una cosa che mi manca, ma… mai dire mai.

Costruzione dell’esca:

qualsiasi metodo si utilizzi per accendere un fuoco (compresi fiammiferi o accendino) è importante disporre di una buona esca, facilmente infiammabile e successivamente idonea ad essere alimentata con legnetti e cortecce via via sempre più grandi. In natura l’esca più facile da trovare è fornita dal pino: se si sega un ramo rotto secco di piccolo diametro (sempre attaccato alla pianta) si nota al suo interno un colore rossastro perché contiene resina, è sufficiente spaccare in legnetti fini il ramo e si ottengono i cosiddetti fatwood, stecchetti di legno impregnati di resina che, ridotti in trucioli o segatura prendono facilmente fuoco; anche la resina secca o fresca (si può impastare con un pezzo di corteccia sfibrata) che si trova sulla corteccia del pino è un ottimo materiale infiammabile. Altri materiali da esca potrebbero essere: un nido secco vecchio, la lanugine di alcune infiorescenze o cortecce, i fili d’erba molto secca sminuzzati e sfibrati. Pezzi di corda in materiale naturale sfilacciati a trasformati in batuffoli sono ottimi e si incendiano facilmente. Un’altra esca ottima è costituita dal feather-stick o bastone piumato: in pratica si prende un bastoncino secco e con un coltello si creano (lama inclinata e movimenti dall’alto al basso) trucioli molto fini, simili a piume. Il piumaggio può rimanere attaccato al bastoncino, ma se i trucioli si staccano e poi si riuniscono in un mucchietto vanno bene lo stesso, l’importante che siano di spessore più fino possibile. Qualsiasi esca si utilizza, deve essere completamente asciutta e priva di umidità, altrimenti si rischia di non riuscire ad accendere un fuoco. Quando camminate nella natura, se individuate un’esca asciutta adatta, non lasciatela, prendetela e mettetela al dentro qualche tasca al caldo e al riparo da umidità o pioggia, arriverà poi il momento che serve per essere utilizzata al meglio. Il successo di un accensione del fuoco dipende indubbiamente dalla capacità che si ha nel padroneggiare la tecnica, ma dipende sopratutto dalla “qualità” dell’esca utilizzata.

  • acciarino o ferro cerio o ferro rod: da non confondere il nome con acciaino che è l’utensile per affilare. Il ferro cerio è una miscela di ossidi di ferro e magnesio. Si ottengono barre (quasi sempre cilindriche) che quando vengono raschiate con materiale duro come acciaio al carbonio producono una cascata di scintille che superano i 3000°C e incendiano i materiali dove cadono (che devono essere facilmente incendiabili). L’acciarino deve essere posizionato a 45° rispetto al materiale e deve essere posizionato il più vicino possibile a questo, in modo che le scintille percorrano meno tragitto possibile (raffreddano velocemente). Con il termine acciarino (sopratutto in contesti medievali e più antichi) si intende anche un pezzo di selce che colpito da un metallo duro come acciaio al carbonio o da altra pietra, produce scintille che vanno a colpire materiali naturali facilmente infiammabili producendo un punto di brace che si allarga soffiandoci sopra o agitato nell’aria, fino ad incendiarsi e produrre la fiamma, Articolo specifico: https://www.sopravvivere.org/fuoco-acciarino-ferro-cerio-e-esche/
  • Rotazione di una bacchetta (lunga) di legno fra i palmi delle mani su una base di legno opportunamente incisa (vedere disegni). Lo sfregamento riscalda la tavoletta inferiore fino a produrre una polvere con braci che trasferite su materiali infiammabili detti “esca” e soffiandoci sopra danno una fiamma. I legni devono essere morbidi come quelli delle conifere, abete, pino, larice, che sono anche resinosi. Le conifere crescono velocemente, quindi hanno una struttura semplice e abbastanza regolare. Sono legni teneri anche pioppo, betulla, nocciolo, salice, yucca, sambuco, carpino. Il sistema è lo stesso (a parte l’uso delle mani) dell’accensione con l’archetto.
  • Accendere un fuoco con l’archetto: c’è un apposito articolo che spiega il metodo e i materiali: https://www.sopravvivere.org/fuoco-come-accendere-un-fuoco-con-larchetto/
  • Metodo a sega e come dice il nome assomiglia all’azione del segare un legno. Legno sotto con un incavo orizzontale a formare l’invito e legno sopra trasversale che si incastra nell’incavo e sfregato riscalda il legno inferiore fino a formare la brace. Si usano legni duri per il sopra e legni teneri per il sotto (quello che dovrebbe formare la brace).
  • Metodo ad aratro come il metodo a sega con il solco in linea con il legno e anche il legno sopra viene sfregato nello stesso senso proprio come un aratro nel terreno. Si usano legni duri per il sopra e legni teneri per il sotto (quello che dovrebbe formare la brace).
  • Lente di ingrandimento: presuppone un ottimo sole disponibile. I raggi del sole vengono concentrati sull’esca e il giusto concentramento si trova allontanando o avvicinando la lente all’esca.
Immagini prese dal manuale: Department of the Air Force, Search and Rescue Survival Training.

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si possono trovare alcuni video su come accendere un fuoco, realizzati da Alfio Tomaselli di archeologiasperimentale.it e sul suo sito si trovano i link.