Mangiare o non mangiare: modalità digiuno

Survivalismo e digiuno forzato o voluto.

Nota introduttiva. Nel survivalismo è vera una regola: se per procurarsi il cibo (l’energia e le calorie necessarie a far funzionare il corpo) si impiegano più risorse energetiche (si bruciano troppe calorie) di quelle che si ottengono con il cibo procurato, è meglio entrare in “modalità digiuno”, in attesa di momenti e occasioni migliori.

Nell’articolo calorie: consumo e necessità
https://www.sopravvivere.org/calorie-consumo-e-necessita/
sono stati affrontati sommariamente (questa non è una rivista medica) gli argomenti del consumo di calorie durante le normali attività quotidiane e per quanto tempo si po’ vivere senza mangiare.

Cercherò ora di far capire il mio punto di vista riguardo l’approvvigionamento di cibo e se sia meglio procurarsi i nutrienti anche a costo di alti consumi energetici (dovuti alla difficoltà di reperimento) oppure risparmiare il più possibile le risorse energetiche incamerate, senza faticare per attività come caccia, pesca e raccolta ed entrando in modalità digiuno.

Quando si parla di sopravvivenza nella natura, la prima grossa fatica (fatica del corpo che varia in base alla forma fisica e all’ambiente circostante, moltiplicata per un periodo di tempo anch’esso variabile) che si deve affrontare è quella di muoversi per un periodo di tempo più o meno lungo alla ricerca di un luogo con caratteristiche idonee alla costruzione del campo (luogo dove vivere tanto o poco). Trovato il luogo idoneo (caratteristiche morfologiche, presenza di materiali e sopratutto di acqua), la seconda grossa fatica è quella dell’allestimento del campo con il riparo come elemento centrale, fatto il meglio possibile e che deve avere fin da subito caratteristiche idonee alla protezione del nostro corpo. La terza fatica che si può fondere anche con la seconda, è quella di procurare la legna e predisporre un fuoco. Alcune popolazioni (come gli eschimesi Inuit) utilizzano pochissimo il fuoco e non lo considerano risorsa principale. Secondo me il fuoco è molto importante e deve essere predisposto con la stessa priorità del riparo. E poi? Teoricamente, quando abbiamo creato l’ambiente idoneo a farci sentire “a casa” (… consumando una notevole quantità di calorie…), i nostri compiti più impegnativi sembrano terminati, ma non è così. Cosa importantissima, a questo punto della nostra nuova vita in emergenza dobbiamo già avere a disposizione l’acqua perché il luogo scelto deve essere vicino a una fonte d’acqua. Come già scritto in altre parti, senza acqua si muore dopo pochi giorni, ma, se non si è assunta una buona scorta, già dopo qualche ora si avvertono fenomeni di affaticamento e perdita della lucidità. Il corpo però ha bisogno, oltre che di essere idratato, anche di essere nutrito, perché senza cibo, si è destinati a morte certa (anche se dopo periodi di tempo molto più lunghi rispetto all’acqua).

In sopravvivenza la modalità digiuno ha più successo se:

  • il peso corporeo dell’individuo è “molto sopra la media” e la massa grassa (ma anche muscolare) è notevole
  • la persona gode di buona salute e in assenza di cibo riesce ad idratarsi regolarmente (almeno 1,5 litri di acqua al giorno).

Quando si mangia occorre invece più acqua di quanto indicato sopra perché questa è fondamentale durante la digestione, per l’assorbimento dei nutrienti e per il trasporto degli stessi.
La sensazione di fame si avverte dopo qualche ora di digiuno, quando cioè il glucosio è al limite dal fornire energia. La riserva di glucosio termina dopo circa tre giorni, il senso di fame è più insistente e marcato, il corpo entra nello stato metabolico di chetosi e inizia a consumare i grassi al posto dello zucchero (glucosio). Si comincia la fase di autofagia (letteralmente significa mangiare se stessi) e di consumo dei grassi e poi dei muscoli.
Una persona potrebbe sopravvivere senza mangiare per alcune settimane, però il sistema immunitario si indebolisce molto e potrebbero venire fuori varie malattie legate a gravi forme di malnutrizione (malattie tristemente note nei paesi in via di sviluppo). Queste malattie sono caratterizzate da edemi e diminuzioni sensibili della massa muscolare. Lo stare senza mangiare inoltre da mal di testa e altri dolori e ci si sente deboli e stanchi, senza la voglia di… “fare”.

Veniamo finalmente alla domanda che questo articolo si pone: quando per procurarsi il cibo si è costretti a consumi energetici superiori ai benefici che il cibo stesso ci può portare, conviene insistere a passare ore e ore di fatica per procurarci solo poche cose da mangiare, oppure conviene entrare in modalità digiuno?

Mors Kochanski è stato uno dei pochi grandi survivalisti che ha dibattuto la questione, con lo scopo di far riflettere e cercando lui stesso di dare risposte soddisfacenti. Kochanski sosteneva che se si deve consumare più energia di quanto si riesce a procurarla con la caccia, la pesca e la raccolta, è meglio lasciare che il corpo entri in modalità di digiuno.
Secondo me quando si ha la speranza di procurarsi qualcosa da mangiare bisogna provarci, perché il cibo ha molte proprietà (oltre a quella di nutrire) fisiche e psichiche e genera calore corporeo, fondamentale nel survivalismo. Tutto questo per dire che:
in modalità digiuno si consumano le riserve del nostro corpo. In modalità ricerca del cibo si potrebbero effettivamente consumare più calorie di quelle che si procurano, con conseguente prelievo delle riserve corporee. Se in questo ultimo caso però si capisce che la differenza di consumo non si discosta molto dalla modalità digiuno (che è comunque una modalità di consumo), conviene tentare e cercare il cibo.
A volte va male, ma quando va bene si recupera e si pareggia quasi sempre il consumo calorico speso.

C’è anche un altro fattore di cui tenere conto: l’uomo vive meglio se ha degli scopi e si prefigge punti di arrivo. Procurare cibo e ogni altro mezzo di sostentamento, impegna la giornata, gratifica, fa sentire meglio e aumenta la speranza che ci sia un domani migliore. Entrare in modalità digiuno, potrebbe allungare anche la vita, ma rende un essere vivente inerme che non ha nessuno scopo e sta lì solamente a “galleggiare”.
In qualsiasi condizione ci si trova si dovrebbe curare e mantenere efficiente il proprio corpo cercando di non fargli mancare niente, comprese le attività di caccia, pesca e raccolta, di accumulo di scorte e tutto quanto può aiutare a migliorare le nostre giornate.

Non è detto poi che le giornate devono essere tutte uguali, ci possono essere giornate di attività e giornate di riposo e risparmio energetico. Ci possono essere anche giornate con condizioni meteorologiche sfavorevoli e stare dentro il rifugio potrebbe essere l’unica soluzione possibile (quando fuori è un tempaccio e il rifugio è molto protettivo, ci si sente comunque tranquilli e sereni).

L’ideale sarebbe quello di avere nel kit di sopravvivenza qualche alimento ad alto potere energetico per dare nutrimento in momenti di scarse riserve alimentari. Purtroppo non sempre questo è possibile.

E’ comunque di aiuto, anche morale, sapere che si può vivere molti giorni senza assumere cibo, vivendo ovviamente una vita senza sforzi, tranquilla e riposante, al riparo dal caldo o dal freddo.