
Senza acqua si muore!
E non ci vuole nemmeno tanto tempo per morire quando non c’è l’acqua: qualcuno vive anche 6-8 giorni ma in media ad essere ottimisti, bastano 4 o 5 giorni per morire, o meglio, si può anche non morire e tirare più a lungo, ma, in che condizioni?
Tutti gli esseri viventi, sia che siano vegetali, sia che siano animali, hanno bisogno di acqua.
Il nostro pianeta è occupato per almeno il 70% dall’acqua. Di questo 70%, il 95-97% è costituito da acqua salata di mare. Le cose però non sono irreversibili e cioè: l’acqua di mare può diventare acqua dolce da bere.
Trovare l’acqua e renderla sicura
L’acqua è uno dei bisogni più urgenti in una situazione di sopravvivenza.
Non si può vivere a lungo senza acqua (come già scritto), soprattutto nelle zone calde dove si perde tanto attraverso la sudorazione. Anche nelle zone fredde, è necessario un minimo due litri di acqua al giorno per mantenere l’efficienza.
Si può ottenere acqua da sorgenti, torrenti, ruscelli, laghi o stagni, ghiaccio e neve, fogliame e vegetazione varia, frutta e verdura, …
Più l’acqua è vicina a una fonte sotterranea, più è probabile che sia sicura e non inquinata. Non dare mai per scontato che l’acqua sia pura.
Se possibile è meglio disinfettarla piuttosto che correre qualche rischio. Gruppi di alberi o vecchi letti di ruscelli sono una buona indicazione di presenza di acqua. L’acqua si può raccogliere, perché ci rimane, in ceppi cavi o depressioni rocciose. Il ghiaccio o la neve sono una buona fonte se sciolti prima. L’acqua non dovrebbe avere un colore scuro, un odore cattivo, una schiuma oleosa o contenere materiali galleggianti maleodoranti, qualsiasi di queste caratteristiche possono indicare un forte inquinamento. La rugiada mattutina fornisce sicuramente acqua. può essere utile legare stracci o ciuffi di erba sottile alle caviglie e camminare attraverso l’erba coperta di rugiada prima o subito dopo l’alba. Strizzare l’acqua raccolta in un contenitore non appena gli stracci si bagnano. La rugiada può essere trovata anche su rocce e piante. Si può raccogliere più di un litro d’acqua in questo modo. Se si dispone di un sacco di plastica, ci si può avvolgere un ramo foglioso, le foglie intrappolate nella plastica, per effetto del sole e del riscaldamento in generale, iniziano a buttare acqua che si raccoglie nel sacco ed è senz’altro buona da bere. Le formiche o le api che entrano in un buco in un albero possono indicare un foro pieno d’acqua. Si può ricavare acqua dalla spillatura dei tronchi di piante tipo acero o betulla. …
Ricapitoliamo i concetti principali:
Cosa non bere:
- non bere mai acqua stagnante, sopratutto se non c’è vegetazione o se la vegetazione è altamente tossica o velenosa.
- non bere acqua sporca e contaminata, in genere, l’acqua contaminata da batteri porta sintomi gastrointestinali (nausea, dolori alla pancia, vomito, diarrea) e talvolta febbre. Più raramente può comportare infezioni al sistema respiratorio o a quello urinario. In casi più gravi, l’acqua non potabile contaminata potrebbe causare epidemie che portano alla morte dei soggetti malati (tifo, epatite, colera, …).
- non bere acqua di mare, il sale disidrata l’organismo e può provocare danni irreparabili. L’acqua di mare deve essere sempre dissalata.
- non bere urina, l’urina disidrata, nell’urina c’è l’acqua ma ci sono anche molte sostanze dannose per l’organismo. Si potrebbe, al pari dell’acqua di mare, farla evaporare e utilizzare la parte evaporata
- non mangiare neve e ghiaccio, perché provocano una dispersione di calore nel corpo e avvicinano all’ipotermia, prima di bere è meglio scioglierli in un recipiente per alzare la temperatura. Se si pensa che ci siano impurità, si può potabilizzare per sicurezza.
Cosa bere:
- Potabilizzazione dell’acqua con alcune sostanze chimiche idonee:
ci sono in commercio compresse per la potabilizzazione dell’acqua, più o meno tutte a base di cloro, normalmente preparate in compresse (1 compressa da 8,5 mg. per 1 litro di acqua, oppure 1 compressa da 33 mg. in 4/5 litri d’acqua), o ancora 1 compressa da 167 mg. in 20 lt. acqua).
Dicloroisocianurato di sodio (NaDCC), è il principale composto chimico utilizzato nella fabbricazione di queste compresse (e anche il più sicuro). È un solido incolore, solubile in acqua.
Troclosene sodico, è sempre un dicloroisocianurato. In caso di acqua torbida, filtrarla prima per avere limpidezza e poi mettere la compressa.
Clorossidante elettrolitico (esempio amuchina). E’ una preparazione di ipoclorito di sodio: per potabilizzare 1 litro di acqua è necessario aggiungere all’acqua da purificare 10 gocce di clorossidante elettrolitico in soluzione all’1,1%. Questa dose corrisponde a mezzo litro di prodotto per 1000 litri di acqua. Esiste una variante dell’amuchina, denominata amuchina med (utilizzata come disinfettante), che ha una percentuale di ipoclorito di sodio di 0,05%.
Candeggina: per ogni litro di acqua si può aggiungere dalle 2 alle 4 gocce di candeggina (senza additivi e senza profumazione) che contiene ipoclorito al 5%, in altri termini, mezzo cucchiaino circa 2,5 ml di candeggina ogni 20 litri d’acqua. La candeggina ha componente principale l’ipoclorito di sodio (NaOCI). La percentuale di ipoclorito di sodio nella candeggina considerata in queste note è di circa il 5%. In commercio si trovano anche candeggine al 3%, per le quali ci si deve regolare di conseguenza.
E’ possibile acquistare l’ipoclorito di sodio ad alta titolazione (intorno al 14-15%). In questo caso conviene preparare almeno due boccette da 100 o 200 ml ciascuna, rispettivamente al 6 e al 12%: in questo modo si eviterà di aprire il flacone principale a ogni uso e solo al momento della diluizione. Iodopovidone (la soluzione più conosciuta è il betadine): disisnfettante e per disinfettare l’acqua. La soluzione di Iodopovidone al 10%, ha un dosaggio per ogni litro di 4 gocce per acqua limpida e 8 per acqua torbida (è buona regola filtrare anche con mezzi di fortuna l’acqua per renderla più limpida. Lasciare agire per almeno mezz’ora.Come regola generale: l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda come dose massima 5 mg di cloro per litro di acqua. - si può sempre tranquillamente bere l’acqua contenuta nella frutta.
- si può bere senza ulteriori precauzioni l’acqua piovana che può essere raccolta attraverso vari metodi.
- Acqua bollita per almeno 8/10 minuti e poi raffreddata, si può tranquillamente bere, sempre ed è il metodo più efficace.
Si può anche far bollire l’acqua mettendola a contatto con pietre calde, se non si ha a disposizione un pentolino, utilizzando un recipiente fatto con canne di bambù o simile, oppure con corteccia. Se si mettono alcune pietre sotto la brace, queste possono arrivare anche a 1000°. basta prenderle senza scottarsi con due bastoncini e metterle nei recipienti auto-costruiti e precedentemente riempiti di acqua. In questo modo si porterà l’acqua in ebollizione e i recipienti non bruceranno. - l’acqua sporca, se abbastanza potabile o da potabilizzare, si può depurare filtrandola, facendola passare dentro un filtro a 3 strati costruito con mezzi di fortuna:
– erba secca, paglia, fieno, misti a sassolini o pietrisco
– sabbia
– carbone
Evitare l’utilizzo delle foglie che, se contengono tannino, inquinano ancora di più l’acqua.

- La distillazione è un altro metodo efficace per ottenere acqua potabile (trova la sua utilità soprattutto quando si ha a che fare con acqua di mare salata). Si costruisce un sistema scavando una buca nel terreno di circa un metro di larghezza e uno di profondità. Sul fondo della buca bisogna inserire delle foglie umide o dell’erba che rilasciano umidità, oppure un recipiente con acqua di mare (il recipiente di partenza, diverso da quello di arrivo). Bisogna ora prendere un telo di plastica e stenderlo sopra la buca, in modo che la buca sia coperta. Fissare il telo con terra o pietre. Al centro del telo bisogna poi mettere un peso, in modo che il telo non sia teso sopra la buca ma formi un cono. In corrispondenza della punta del cono avremo piazzato il recipiente di raccolta. La temperatura all’interno della buca aumenterà e l’acqua contenuta nelle foglie o quella marina del recipiente inizierà ad evaporare depositandosi sulla parete interna del telo. Sul telo si formeranno delle gocce di condensa. le goccioline scenderanno lungo il cono del telo e andranno nel recipiente di raccolta.



Differenza tra distillazione e dissalazione:
sebbene venga comunemente chiamato “distillatore”, l’operazione unitaria che si svolge in un distillatore ad energia solare è una dissalazione. Questa improprietà di linguaggio deriva dall’uso comune di chiamare con il nome di “distillazione dell’acqua” quella che invece è una “dissalazione dell’acqua”. La distillazione vera e propria è infatti un processo di separazione basato sulla differenza di volatilità tra le sostanze da separare, mentre la dissalazione avviene tramite un meccanismo di tipo diverso: infatti nella tecnica della dissalazione viene innalzata la temperatura in modo da fare evaporare l’acqua, mentre il sale rimane nella soluzione liquida, per cui raccogliendo l’acqua evaporata si otterrà acqua con una concentrazione minore di sali disciolti. https://it.wikipedia.org/wiki/Dissalatore_a_energia_solare
L’Istituto di tecnologia del Massachusetts è una delle più importanti università di ricerca del mondo con sede a Cambridge, nel Massachusetts. Recentemente ha annunciato lo sviluppo di un dissalatore solare, realizzato spendendo 4 $ di materiali. Il sistema di evaporazione solare passivo potrebbe essere utilizzato per pulire le acque reflue, fornire acqua potabile o sterilizzare strumenti medici in aree fuori rete.
- Filtri potabilizzatori: esistono in vendita diverse tipologie di filtri potabilizzatori. Ci sono filtri ai carboni attivi, filtri in ceramica, potabilizzatori a osmosi inversa, potabilizzatori con setacci e micropori e altri che trattano l’acqua con lo iodio o un’altra sostanza chimica in grado di disattivare agenti patogeni. I filtri potabilizzatori esistono anche per essere portati in viaggio, in campeggio, in situazioni di emergenza… Sono leggeri e occupano poco spazio, hanno la forma di piccoli tubi e si utilizzano come una cannuccia. Sono efficaci per molti litri (dipende dal tipo) di acqua.
Considerazioni finali: per una situazione di emergenza si potrebbero prevedere, per ogni persona, circa 3/4 litri di liquido al giorno. Se si considera solo l’acqua da bere nel totale dei liquidi, bisognerebbe prevedere almeno 1,5/2 litri al giorno per persona. La quantità di acqua necessaria varia a seconda che si tratti di bambini, di adulti, di persone anziane, di malati, ecc… Più i contenitori per stoccare l’acqua sono piccoli e più semplice sarà conservarla (formazione di batteri). I contenitori migliori da utilizzare sono quelli in vetro che si possono sigillare (bottiglie, vasi e vasetti per marmellate e conserve). Il vetro però è di difficile stoccaggio, perché fragile e pesante. Probabilmente convengono i contenitori di plastica per alimenti (i migliori sono le taniche, i fustini e i bottiglioni a collo largo da 5 lt.), che si trovano nuovi in vari negozi. I migliori contenitori di plastica per uso alimentare sono quelli in polietilene ad alta densità: l’HDPE (nella raccolta differenziata ha il simbolo 02). Oppure si possono riciclare bottiglie di plastica, in questo caso però, non va tutto bene, i contenitori che contengono latte, succhi e simili, sono difficili da pulire e rigenerare. Le bottiglie usate dell’acqua invece si possono rigenerare facilmente (attenzione che la plastica ha una scadenza e dopo un certo periodo non è più idonea a contenere acqua potabile). I contenitori usati di plastica si devono lavare con acqua e sapone piatti. Poi si devono igienizzare con sostanze tipo candeggina (un cucchiaio di candeggina ogni 4/5 litri di acqua) e dopo aver tenuto acqua e candeggina nel contenitore per qualche minuto, risciacquare bene. Una volta riempiti i contenitori con acqua di rubinetto o potabile di altra provenienza, si deve indicare la data di confezionamento e conservarli in luoghi bui e freschi. Si deve inoltre, disinfettare (potabilizzare) l’acqua prima di chiudere bene il contenitore, con i metodi indicati sopra, principalmente con candeggina (o varechina), perché è il disinfettante più facilmente reperibile. Con questo metodo, l’acqua si conserva per parecchi giorni e se correttamente conservata, anche per alcune settimane.
Leggere anche:
Istituto superiore di Sanità: Detergenti, disinfettanti e disinfestanti (Biocidi)