Kit di sopravvivenza: cosa mettere in un kit

È sempre bene prepararsi un kit di sopravvivenza. Non sappiamo se ci sarà la possibilità, al momento del bisogno, di prenderlo e portarlo con noi. Nel dubbio è meglio averlo.

Un kit di sopravvivenza è personale e segue le nostre esigenze. Non si può trovare in commercio già pronto. Ognuno di noi ha esigenze particolari, idee proprie, modi differenti di affrontare le situazioni. La soluzione migliore è confezionare il kit da soli, includendo o escludendo quello che riteniamo opportuno.

Quando si confeziona un kit di sopravvivenza, si deve fare qualche considerazione iniziale:

  • quanto peso posso portare? anche per parecchi km. a piedi (il peso è molto importante)?
  • cosa mi potrà servire realmente?
  • Dovrò includere qualche alimento energetico per superare lo sbandamento dei primi giorni senza preoccuparmi troppo di cosa procurarmi da mangiare?
  • Ho esigenze specifiche personali che dovrebbero essere soddisfatte?
  • Un solo kit può bastare, oppure devo valutare la possibilità di confezionare 2 o 3 kit più o meno uguali per avere dei punti di stoccaggio differenziati (abitazione, lavoro, auto) e in caso di necessità, raggiungere quello più vicino?

Dividiamo ora il kit che si dovrà confezionare in due parti principali:

kit di sopravvivenza base, che da solo potrebbe già bastare.

kit di sopravvivenza aggiuntivo, con cose molto utili ma non di primaria necessità.

Le varie attrezzature che compongono un kit di sopravvivenza base potrebbero essere:

il coltello è il primo oggetto che inserisco in un kit. Scegliere un coltello che ci piace e con il quale ci si trova bene. La preferenza dovrebbe andare ad un coltello a lama fissa, per un utilizzo generico, in grado di svolgere i lavori più importanti che si presentano nell’arco della giornata. Potrebbe andare bene anche un coltello chiudibile anche se più debole. Sono nato con un coltello e per me è fondamentale averlo.

Alcuni, non a torto, dovendo decidere per un solo attrezzo da taglio, scelgono un’accetta di 400/600 grammi, oppure un machete non troppo lungo.

porto anche una lama di sega ad arco di 53 cm. che porto legata alla vita come cintura (la sega posta dietro con i denti rivolti verso il basso e legata con una corda, che passa nei fori, alla vita).

Porto poi un contenitore in metallo per bollire l’acqua e cucinare. È un pentolino con coperchio, di alluminio (si tratta di una pentola per cucina alla quale sono stati tolti i manici originali e al loro posto sono stati praticati 2 fori da 4 mm.), con diametro di 15 cm. x 15 cm. di altezza. Capacità 2 lt.. Quando la utilizzo, ci metto, legato ai fori realizzati, un manico in filo di ferro, adatto per il trasporto e per essere appeso. Nel kit inserisco sempre qualche metro di filo metallico e quindi posso fare un manico sul posto. Qualche volta sostituisco il pentolino con una borraccia militare in alluminio da 1 litro (contiene più di un litro), con gavetta di circa 600 ml. che va ad incastro sotto oppure con una gavetta di alluminio dell’Esercito italiana che è leggermente più piccola del pentolino. tutti questi contenitori possono bollire. Il pentolino però è più comodo perché al suo interno ci sta praticamente tutta l’attrezzatura e il kit diventa compatto e trasportabile.

Il fuco è determinante e, dopo un attrezzo da taglio e un pentolino è la parte da curare maggiormente in un kit. Non bisogna avere solo uno strumento per accendere il fuoco, bisogna essere abbastanza sicuri di ottenere un fuoco, anche se le condizioni climatiche sono avverse. Quindi occorre un acciarino con strike e servono anche esche varie per il fuoco, infiammabili abbastanza facilmente: resina di pino essiccata, pezzi di cotone idrofilo e corde di iuta o canapa impregnati di olio, bustina con alcune pezze di cotone carbonizzato (char cloth), legno di pino resinoso (fat wood). Queste sono le esche per il fuoco che mi autocostruisco. Durante l’inverno cerco pini secchi e taglio alcuni rami rotti alla base. Rami non grossi, 5-8 cm. di diametro. Questi rami sezionati in stecchi rettangolari, sono ricchi di resina e facilmente infiammabili. Durante l’accensione del fuoco vengono spellicolati a formare dei “piumini” e/o grattati per ottenere un composto facilmente infiammabile. Questi legnetti si possono trovare anche in commercio (fatwood). Gli attrezzi per il fuoco, se posso, li metto sempre in generosa quantità (esempio 2 acciarini e anche un accendino usa e getta, una lente di ingrandimento per sfruttare il calore del sole, …).

Dopo gli accessori per il fuoco mi occupo del cordame, che è quasi sempre costituito da una matassa di paracord di circa 30 metri, qualche cordino, rafia sintetica un conetto da 100 gr. (circa 150/200 mt.). Porto anche qualche elastico grande (anche uso laccio emostatico se necessario o fionda) e se entra un pacchetto di fascette in pastica di quelle utilizzate per cablare i cavi elettrici ed elettronici. Infine porto anche dei piccoli rotoli di filo di ferro zincato tipo quello usato nel giardinaggio. Normalmente sono rotoli da 50 metri x 0,8 mm. di spessore. Il cordame non è mai troppo. Si tratta di materiale leggero, flessibile e malleabile e nella preparazione di un kit trova sempre posto un po di cordame in più pressato in qualche angolino vuoto.
Come coperture e protezione del corpo preparo una busta contenente alcuni teli di plastica (normalmente 4-5 sacchi grandi per l’immondizia, ma può essere anche un telo trasparente di circa 3 metri x 2, di 80-90 grammi/m²) da utilizzare come teli per il riparo. La busta contiene anche 4-6 coperte di emergenza di cm. 210×130 per riparare il corpo, ma da utilizzare anche come schermo riflettente di calore dentro il riparo. possiedo anche dei teli leggeri (100-150 gr./mq.) occhiellati sul perimetro della misura di 4×3 mt.

Per finire metto sempre una buona quantità di filo da pesca, ami e piombo.

Aggiungo anche un piccolo set cucito e rammendo e vari elastici. Metto infine un flaconcino di iodopovidone (utile anche per sterilizzare l’acqua oltre che per medicare), qualche garza e cerotto, qualche pezzo di telo di cotone (vecchie t-shirt tagliate). Questo è tutto il kit di sopravvivenza base. Ottengo un peso accettabilissimo di circa 2,0 – 2,5 kg. e confeziono il tutto in buste impermeabili. Il tutto trova posto in una piccola borsa di cotone o in uno zainetto da 10 lt.
In termini di peso… ci siamo, 2,00/3,00 kg. il kit di emergenza, 1,00 kg. circa l’EDC. Questo peso non è concentrato in un unico posto ma è diviso tra zainetto o borsa principale (kit) e borsa a tracolla (EDC), si potrebbe pensare di aggiungere anche 1,00 kg. (più o meno) di alimenti altamente calorici a lunga conservazione e facilmente stoccabili (che non risentano delle temperature e delle condizioni atmosferiche). Siamo sui 5,00 kg. di peso, non sono pochi ma si possono gestire comunque abbastanza bene.

Come kit di sopravvivenza aggiuntivo, in realtà non c’è più molto da mettere oltre il kit di base.

Devo ricordare come ho già scritto in un post precedente, che utilizzo sempre un EDC (vedi articolo scritto a proposito del mio edc). Quindi l’EDC va ad integrare il mio kit base. L’EDC per me è molto importante perché al suo interno ci sono cose che sono per me indispensabili, come gli occhiali da vista per vedere da vicino e la lente di ingrandimento. Chi non ha un EDC dovrebbe considerare come attrezzatura in aggiunta, quanto ritiene indispensabile e non ne può fare a meno.

Comunque, disponendo di più spazio e riuscendo a portare più peso, si potrebbe intanto ampliare la quantità degli attrezzi di base. Per esempio aggiungere: una piccola accetta, una sega pieghevole; una borraccia in affiancamento al pentolino, un telo impermeabile di almeno 3×2 metri, di quelli verdi pesanti utilizzati per coperture in agricoltura e giardinaggio, un sacco letto o sacco a pelo.

Sempre come attrezzature in aggiunta, probabilmente risulterebbero comodi: una bussola, uno specchietto forato per segnalazioni, una zanzariera, nastro tipo americano, torcia a dinamo, kit pronto soccorso. Si potrebbe infine considerare almeno 1 kg. di pemmican o altro alimento energetico equivalente, per non preoccuparsi troppo del cibo nei primi giorni di adattamento alla nuova situazione. Il cibo non è una cosa necessaria immediatamente, però inizialmente serve molto lavoro e spreco di energie. Avere qualcosa da mangiare può aiutare molto. Ricordarsi di non mangiare mai se non si può bere…

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Alcune considerazioni sul kit di sopravvivenza

alcune attrezzature che ho disponibili per allestire un kit base

Su questo argomento si leggono tante cose, si guardano altrettanti video.
Quello del kit di sopravvivenza è uno degli argomenti più trattati quando si parla di survival.
Purtroppo molto di quello che si legge e sopratutto si vede in giro, non serve a niente, non ha niente a che fare con la sopravvivenza e non si capisce perché venga pubblicato. Forse sarà la moda, o magari la voglia di farsi vedere nella rete.
Fortunatamente però si trovano in internet anche molte cose buone che insegnano e danno veramente una mano se dovessimo trovarci in gravi difficoltà.
Un kit di sopravvivenza è una minima raccolta di cose che ci potrebbero aiutare in queste difficoltà.
Probabilmente si potrebbe fare anche a meno di tutto senza portare un kit di sopravvivenza e darsi da fare per procurarci quello che ci serve sul posto.
A volte però l’acqua è poca, il cibo è poco o niente, il corpo potrebbe danneggiarsi se rimane sotto le intemperie, al sole o al freddo. In una situazione di emergenza, bisogna risparmiare energie e non affaticarsi. Ci sono cose che sono difficilmente replicabili in natura e sarebbe bene averle con se, perché replicarle costa moltissima fatica e dispendio di energia.
In realtà servirebbe molto poco per un kit:

– uno strumento per tagliare, per costruire un riparo, per preparare varia legna, e per agevolare la preparazione del cibo se e quando si trova
– un contenitore per trasportare l’acqua, meglio se di metallo (alluminio, acciaio, ghisa, …), perché se si riesce ad avere il fuoco è utile per bollire l’acqua e cuocere
– un acciarino o uno strumento idoneo per accendere un fuoco. Accendere un fuoco con l’archetto, con il roteare una bacchetta tra le mani, o con lo sfregamento “fa molto esperti” quando si pubblicano video o foto. Nella realtà invece è difficile utilizzare questi metodi, spesso il legno non è adatto e la brace non si forma, la corda dell’archetto si spezza o scivola, vengono le vesciche nelle mani a forza di far girare il bastoncino… insomma non è tutto oro quello che luccica. Anche un acciarino sarebbe molto utile se non indispensabile.

Queste tre cose sono quelle veramente importanti. Tutto il resto va bene, se si può avere e se non è molto pesante. Su queste basi si può provare a realizzare un kit che non ci farà mai pentire di aver assemblato e portato con noi.

Per approfondire:

Survival Kit with Mors Kochanski