Nomadi della Mongolia

 I nomadi della Mongolia sono un popolo eccezionale.

Mi riferisco ai veri nomadi, non quelli che si dicono tali solo per attrarre i turisti. Mi riferisco a quelli che sono nati e cresciuti in zone dove solo il nomadismo e un certo stile di vita permettono di vivere anche se in modo duro e apparentemente inaccettabile.
I nomadi della Mongolia sono degli autentici professionisti della sopravvivenza, come lo sono del resto, tanti altri popoli nativi sparsi per il pianeta.
Non scrivo però questo articolo per esaltare un popolo, non ce n’è bisogno. Scrivo perché ho letto in rete in un blog, la descrizione di un’avventura tra i nomadi della Mongolia e, quell’articolo mi ha talmente disgustato per molti aspetti che ne voglio proprio parlare.
Cito qualche passo (riassumendo) e lo commento:
“vivere questa vita non è facile”… non è facile per chi? Non certo per quel popolo che la vive tutti i giorni da secoli in modo sereno e tranquillo. Si vorrebbe fare un paragone con la vita occidentale alla quale siamo abituati dicendo che la nostra è una buona vita e la loro una cattiva vita? Chi lo ha detto? siamo proprio sicuri di questo?
“mangiano di tutto e quello che mangiano è orribile” Tutti i popoli hanno le loro tradizioni, il loro modo di cucinare e di mangiare. Bisogna capire cosa si intende per cibi orribili. I nomadi della Mongolia mangiano, per tradizione, le marmotte o le capre ripiene della loro stessa carne (boodog). I pasti principali sono spesso a base di carne e poche verdure (se non si praticasse l’allevamento, poche speranze ci sarebbero di riuscire in agricoltura), si consumano latte, yogurt, formaggi secchi e bevande a base di latte fermentato. Degli animali non si butta niente perché ogni parte è indispensabile, ma non sono stranezze, sono necessità. Cosa dovrebbero mangiare per tenersi in vita in mezzo al nulla come sono loro? Si legge ancora: Il latte genuino è definito di sapore disgustoso solo perché non contiene additivi chimici e correttori, il te’ è salato… (è la bevanda principale e lo definirei tipico di quella zona e non zuccherato, piuttosto che salato). La poca acqua per bere è presa da un pozzo (non tutti hanno la fortuna di avere un pozzo), si utilizza solo una pentola per cucinare (è un male non avere tante stoviglie?) e le ciotole si lavano con poca acqua, insomma sembra che l’igiene come lo intendiamo noi sia totalmente assente e tutto sia fatto per terrorizzare piuttosto che per vivere nel modo migliore possibile in un posto difficile della terra.

Non ho mai sentito dire che un nomade della Mongolia sia morto per colpa della sua “strana” cucina o del “suo modo di vivere”. Non serve proprio a niente e a nessuno scrivere che i pasti sono orribili e spesso il cibo cucinato finisce ai cani perché non si può mangiare. Non serve a niente e a nessuno scrivere che durante il giorno si potrebbe assistere a situazioni di vita strane se non assurde o raccapriccianti. Forse le aspettative di vita non saranno le stesse dei popoli occidentali, ma in tutto questo non ci vedo niente di strano e non avrei nessuna difficoltà a condurre questo stile di vita, ci sarà magari da abituarsi a certe pratiche ma niente di più.
Non esiste il bello o il brutto, il buono o il cattivo, esiste solamente un modo di vivere diverso, ne migliore ne peggiore di quello al quale siamo abituati.

Per finire alcune informazioni serie e sensate su questo popolo:

si adeguano perfettamente al territorio che li circonda e di conseguenza l’attività principale è l’allevamento: cavalli (che diventano anche il mezzo di trasporto), bovini, caprini, ovini, cammelli (utilizzati anche durante gli spostamenti per il trasporto delle gher e di tutto quanto fa parte della casa e degli effetti personali).

la Iurta (o gher come si dice in mongolo), è l’abitazione dei nomadi mongoli, con una struttura in pali di legno che sorregge la copertura di teli o pelli, il pavimento è formato da tappeti di lana di pecora. L’arredamento è minimale normalmente composto da un mobiletto porta cibo e altro, da un tavolo e dai letti. C’è anche una stufa.
Ci sono alcune regole da rispettare quando si entra nella gher:

  • si entra con il piede destro
  • appena entrati ci si deve sedere, le donne che cucinano stanno al centro, vicino alla stufa.
  • i due pilastri centrali sono la congiunzione tra cielo e terra e non si devono attraversare
  • gli uomini devono portare un copricapo

nella cucina mongola il cibo è sacro. I mongoli si nutrono quasi esclusivamente di carne, che proviene dagli animali che allevano: bovini, capre, pecore e agnelli, montoni, cavalli e cammelli. Si utilizzano anche farina, latte e derivati, zucchero. Il pesce è quasi sconosciuto…

Il cibo si divide principalmente in grigio (la carne) e bianco (latte e prodotti del latte).
La carne si cucina prevalentemente per bollitura, utilizzando tutte le parti dell’animale e poi si consuma insieme al brodo prodotto. In inverno si consumano più grassi e carni, in estate più latticini.

Il piatto più famoso della cucina mongola è il boodog, fatto con capra o marmotta. Si svuotano gli animali dal collo e si tolgono ossa e frattaglie, poi si riempe la carcassa con altre carni, spezie e pietre roventi in modo da cuocere sia all’esterno che all’interno.

Le budella delle pecore vengono pulite e utilizzate per fare salsicce.

La carne viene conservata quasi esclusivamente utilizzando il metodo dell’essiccazione (si fanno strisce e si essiccano all’ombra) e poi si rimette a bagno in acqua bollente per ammorbidirla quando si utilizza.

Leggendo storie e documenti su questi popoli, mi sto accorgendo che alla fine non ci sono tante differenze tra i nomadi della Mongolia e i nativi americani… sarà colpa dello stretto di bering?