Typha latifolia e angustifolia (tifa, stiancia)

Caratteristiche della Tifa – Typha latifolia e angustifolia
La tifa, Typha latifolia (foglie più larga), Typha angustifolia (foglia più stretta) o stiancia è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Typhaceae originaria dell’America del Nord si trova anche in Asia, in Europa e in Italia, lungo gli argini dei fiumi, nelle paludi e negli stagni, nei laghi, ovunque in prossimità di acqua, compresa quella salina. E’ una pianta perenne cespugliosa, dal rizoma (radice) molto robusto partono gli steli di forma cilindrica, numerosi e alti anche 2/3 metri. In inverno gli steli seccano e rinascono nuovi a primavera dallo stesso rizoma.

Le foglie hanno la forma di una lama a doppio tagliente, le infiorescenze femminili e maschili si raggruppano a migliaia a formare un salsicciotto marrone. a fioritura è in estate, alcune specie fioriscono anche da maggio e il periodo di fioritura è fine settembre.
Si trova in luoghi soleggiati o semiombreggiati e sopporta bene sia il caldo che il freddo dell’inverno.
E’ un rimedio naturale per i calcoli renali, emorragie, mestruazioni dolorose, la tenia, la diarrea, dolori addominali, l’amenorrea e la cistite.
Le radici si usano impastate (cataplasma) per: ferite, tagli, foruncoli, piaghe, pustole, infiammazioni, ustioni e scottature.

Il rizoma (da Wikipedia: Il rizoma, da rizo-, radice, con il suffisso -oma, rigonfiamento è una modificazione del fusto delle piante erbacee con principale funzione di riserva. È ingrossato, sotterraneo con decorso generalmente orizzontale. Molte felci e molte piante acquatiche possiedono rizomi. In molte specie vegetali il rizoma è ricco di tessuti parenchimatici di riserva contenenti amido) è utilizzato a scopo alimentare per la sua ricchezza in amido. La farina che se ne ricava contiene 266 kcal per 100 gr. La base delle foglie, raccolte in primavera quando sono giovani e tenere, può essere mangiata sia cruda che cotta. Sono state trovate tracce di amido di thypa sopra delle macine in pietra risalenti a 30.000 anni a.C., quindi probabilmente la pianta era già ampiamente utilizzata come cibo fin dal Paleolitico Superiore.
Con le foglie si possono impagliare fiaschi, damigiane e confezionare stuoie. Un tempo si utilizzavano i frutti di questa pianta per imbottire i materassi e i cuscini. Il materiale più morbido era utilizzato dai Nativi americani per accendere il fuoco, per intrecciare i loro mocassini e anche per riempire pannolini, fare del borotalco vegetale e costruire dei marsupi (“papoose”) per trasportare i bebè. Infatti presso i Nativi americani la parola thypa significa proprio “frutto per fare i papoose”.
La Thypa può essere inzuppata in cera o grasso e poi accesa come una candela, usandone lo stelo come stoppino. Oppure può essere accesa senza l’uso di cera o grasso, e in questo caso brucia lentamente come incenso e serve a tenere lontani gli insetti.
Testo preso da vari articoli trovati in rete.