scritto da Marika Massella, dottoressa in psicologia

Senza fissa dimora: approfondimento sociale e psicologico del fenomeno.

Nel corso degli anni, sono state utilizzate varie denominazioni per rivolgersi a coloro che vivono ai margini della società: barbone, senza tetto, clochard, vagabondo…..appellativi che però non esprimono esaustivamente il fenomeno in essere; per tale motivo, si è ritenuto necessario l’utilizzo di una terminologia che ne dia una definizione ad hoc. Quando parliamo dei Senza Fissa Dimora (SFD), intendiamo una parte della popolazione non possidente di casa, ma non solo, poiché il termine “dimora” rispecchia la triplice accezione di luogo fisicosociale e giuridico, nonché esprime la componente psicologico-affettiva e dell’identità relazionale dell’individuo [ROMANO, L. (2016). I senza dimora, analisi psicologica del fenomeno. Piesse (rivistapiesse.altervista.org) 2 (10-1)] .Tale scelta grammaticale deriva dalla definizione espressa dalla FIO.psd (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora)1 che considera la persona senza dimora come “un soggetto in stato di povertà materiale ed immateriale, portatore di un disagio complesso, dinamico e multiforme, che non si esaurisce alla sola sfera dei bisogni primari, ma che investe l’intera sfera delle necessità e delle aspettative della persona, specie sotto il profilo relazionale, emotivo ed affettivo”.

Dati alla mano

Il fenomeno sociale dei SFD sta aumentando inesorabilmente con il passare degli anni: sempre più persone si ritrovano senza una casa, costrette a cercare riparo per le vie della cittàStando ai dati ISTAT, secondo una ricerca condotta nei mesi di novembre e dicembre 2011, si stimava la presenza in territorio italiano di 47.648 senza fissa dimora [Comunicato stampa, Le persone senza dimora – ISTAT] , un numero altamente superato dai dati raccolti nel 2021: a dieci anni di distanza, l’ ISTAT ne stima 5.6 milioni [Statistica report, La povertà in Italia – ISTAT]. L’incremento della povertà assoluta2 è stata una delle conseguenze dovute dalla pandemia da Covid-19; il 2020 ha registrato un aumento notevole di persone povere o sulla soglia di povertà. Riferendoci nuovamente ai dati raccolti tramite l’indagine ISTAT sopracitata, possiamo leggere che nel 2020 gli effetti economici della pandemia da Covid-19 hanno favorito la crescita della povertà assoluta, determinando anche qualche cambiamento strutturale delle famiglie povere assolute [Ibidem]. Nonostante i dati allarmanti, desta particolare sollievo la stabilità della stessa povertà assoluta nel 2020 quanto nel 2021; secondo le stime definitive, nel 2021 sono poco più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta, per un totale di circa 5,6 milioni di individui, valori stabili rispetto al 2020 quando l’incidenza ha raggiunto i suoi massimi storici (…). La causa di questa sostanziale stabilità è imputabile a diversi fattori, in particolare ad un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (…) [Ibidem]. Altro dato importante riguarda i decessi: ogni anno in Italia aumenta il numero dei morti senza dimora; il 2022 è stato l’anno in cui se ne è raggiunto il numero massimo: un morto al giorno nell’intero anno [AVVENIRE 2022La strage invisibileSenza dimora, un morto al giorno da inizio anno, Giuseppe Pastore; FIO.psd]3. Le osservazioni confermano che la causa di morte non si riduce al freddo, molteplici sono le motivazioni: il 44% dei decessi si verifica a causa di un incidente, il 39% per motivi di cuore o di freddo, il 12% per episodi di violenza ed il 5% per suicidio [Ibidem].

Cosa c’è dietro

Essere una persona SFD, può significare aver vissuto fallimenti importanti nella propria vita che inesorabilmente hanno portato l’individuo a perdere tutto, oppure, riflette una libera scelta personale, con lo scopo di sganciarsi dai dogmi della società. Le cause alla base della vita di un senza dimora possono essere molteplici: licenziamento, abuso di sostanze, condizione di immigrato senza documenti, divorzio, piuttosto che, appunto, la libera scelta. Essere un SFD può garantire una libertà impagabile nei confronti della società e del modo di vivere globalizzato; egli ne è sganciato, ne vive ai margini attraverso ciò che trova o che gli viene regalato, non è schiavo delle regole che la governano, è libero invece di vivere come e dove vuole. A livello puramente ipotetico, queste sono motivazioni accattivanti, ma la vita dei SFD non è tutta rose e fiori: essi vivono alle condizioni più estreme, avanzando lentamente verso il futuro senza poter contare su nessuno se non sugli aiuti offerti dalla stessa società dalla quale sono emarginati (un agire quasi paradossale).

Ma cosa significa vivere Senza una Dimora?

La persona che vive in strada, vive un luogo ed un tempo anomali, definiti solo dalla mancanza di qualcosa: se da un lato ci si trova a dover vivere un posto pubblico, dall’altro, si vive un tempo dilatato, scandito solo dal ritmo circadiano; è l’assenza di un lavoro e degli impegni personali che definisce la giornata del SFD, ed è l’assenza di un riparo tangibile a delinearne la dimora. Vivere in strada racchiude in sé tanta solitudine, tempo perso e sguardi indifferenti; la persona senza dimora si ritrova senza riferimenti reali ai quali potersi aggrappare, a vivere da sola un tempo infinito.

Gli aiuti dal sociale

In Italia, così come nel resto di Europa, esistono Centri Sociali denominati Unità di Strada (UdS), i quali in collaborazione con i servizi sociali, il comune, la regione, danno un contributo reale alla vita dei SFD, i quali possono così contare su qualcuno mentre piano piano si riprendono in mano la propria vita. Lo scopo delle UdS è donare speranza, garantire ai SFD un futuro migliore: una visione della vita diversa attraverso delle nuove opportunità. Il lavoro che agiscono è diretto al qui ed ora attraverso le chiacchiere in compagnia, la fruizione di beni di prima necessità, la garanzia di un posto letto; ma non solo, lo scopo più alto delle UdS si traduce nel creare le opportunità adeguate per una riconquista completa della propria vita attraverso l’affiancamento della persona nella ricerca di un nuovo posto di lavoro e di una nuova locazione abitativa. Lo strumento operativo principale delle UdS è la relazione: il rapportarsi con continuità alle persone tramite l’ascolto rende possibile una lettura graduale dei loro bisogni, affiancandoli nella riconquista progressiva e motivata delle proprie capacità relazionali andate perdute durante gli anni di marginalità [Focus sulle unità di strada, Lavoro di strada, FIO.psd]. Un esempio del quale posso dare diretta testimonianza, è l’Unità di Strada “Via delle Stelle” che opera nel territorio di Cesena (F-C), con la quale ho agito un Service Learning durante il periodo universitario (A.A. 2017/2018). “Via delle stelle” è un luogo fittizio, ma estremamente reale per quelle persone che una casa non ce l’hanno: si tratta, naturalmente, di una via inesistente sul territorio, che però risponde all’esigenza di attribuire un indirizzo da indicare negli atti anagrafici (l’iscrizione all’Anagrafe è obbligatoria per tutti i cittadini), permettendo così ai SFD una prospettiva di normalità all’interno della condizione vissuta. A livello psicologico possedere un indirizzo postale che non sia il proprio comune di residenza, è un analgesico per la propria dignità non indifferente. A mio avviso, tale modo di agire, permette un punto di svolta positivo nella gestione e nella cura della persona senza dimora; garantisce il riconoscimento dell’essere umano prima del “senza dimora”, con i propri bisogni e le proprie debolezze. L’idea della creazione di un indirizzo postale ad hoc tutela la dignità e la sfera psicologica della persona ancor prima di lavorare alla volta di una ricostruzione pratica della propria vita.

Articolo di Marika Massella, dottoressa in psicologia

——– Note

1 – Associazione che persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora: https://www.fiopsd.org/

2 – Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della Soglia di Povertà Assoluta. SPA: che rappresenta la spesa minima necessaria per acquisire i beni e servizi inseriti nel paniere di povertà assoluta. Varia, per costruzione, in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza [Definizione proveniente da Statistica report, La povertà in Italia , Glossario – ISTAT]

3 – [https://www.fiopsd.org/avvenire-2022-10-12-la-strage-invisibile/ ]