Essere preparati a muoversi quando si rimane vivi.
Oggi il nostro mondo, per la prima volta, dopo migliaia e migliaia di anni è stato profondamente modificato e alterato dalla mano dell’uomo. Negli ultimi 40 anni del 1900 e dall’inizio del 2000 è successo di tutto e di più, come mai era stato prima (strano che in passato non ci siano state menti così “brillanti” come quelle del periodo contemporaneo), con conseguenze disastrose per il pianeta terra.
Molti eventi disastrosi e distruttivi, a causa di questi cambiamenti, oggi hanno un’alta probabilità di verificarsi in ogni luogo.
Le guerre rappresentano una situazione emergenziale sicuramente preoccupante (non si tratta più di guerre con arco e frecce o al massimo un fucile) e anche le pandemie sono emergenze primarie, che potrebbero essere volute, secondo alcune teorie, da qualcuno molto potente, come forma di guerra. L’uomo ha provocato danni incalcolabili al clima e al pianeta in generale, questi danni oggi contribuiscono a scatenare una serie di eventi distruttivi che, se nei secoli scorsi erano rari e occasionali (a parte le zone del pianeta dove si verificano fenomeni atmosferici devastanti certi e periodici), oggi sono molto frequenti e colpiscono anche zone mai precedentemente toccate.
Questo significa anche che moltissimi popoli della terra non erano abituati e sopratutto non erano preparati materialmente e psicologicamente, a fare i conti con questi fenomeni. Ci sono, è vero, eventi distruttivi naturali che si sono da sempre verificati, come terremoti e eruzioni vulcaniche, ma niente di così grande e vasto come quanto potrebbe accadere oggi…
Conoscere i temi “emergenza e successiva ricostruzione” (ammesso che di “ricostruzione” si possa parlare) ed avere una preparazione di base, diventa fondamentale per affrontare un fenomeno “anomalo” nel momento in cui improvvisamente si verifica e, se si rimane in vita, provare a risolvere questi disastri in modo più facile e sereno.
Non tanto un piano “B” ma proprio una preparazione specifica mentale e organizzativa, pianificando e predisponendo tutte quelle risorse di cui siamo capaci. Per fare questo bisogna prima di tutto capire i tipi di catastrofi che potrebbero verificarsi e poi organizzare al meglio le evenienze tenendo conto proprio delle tipologie di questi grandi fenomeni, senza palare del numero dei morti che questi possono causare e delle conseguenze che possono portare.
Non so quanto si possa preparare a livello di scorte o materiali da prendere in caso di evenienza, perchè certe situazioni sono imprevedibili e accadono in pochi attimi. Se qualcosa di tangibile può essere accantonato e preparato, non deve stare sicuramente nelle vicinanze, ma deve essere al sicuro da una qualche parte per essere recuperato dopo i primi momenti di sbandamento.
Genericamente si possono dividere i fenomeni catastrofici in:
- guerre ed altre situazioni disastrose provocate dall’uomo (crisi economiche, sociali, …)
- climatici e naturali di forte intensità che sempre più spesso si verificano e, anche se sono di breve durata, provocano disastri le cui conseguenze potranno essere superate dopo un tempo lunghissimo, anche anni, con sacrifici, privazioni, danni economici, personali e morali.
- tecnologici, comprendendo in questa categoria il momentaneo fallimento di tutte le moderne tecnologie sviluppate sopratutto negli ultimi 30/50 anni, ma anche incidenti nucleari, chimici ed errori umani in genere. Non dimenticare mai che, oggi, se viene a mancare l’elettricità e non ci sono valide alternative senza, si ferma tutto e non si può andare più avanti.
- sanitari dovuti ad epidemie, malattie e infezioni dovute a cause differenti. Le emergenze sanitarie , oltre agli evidenti effetti che hanno sugli individui, fino a causarne la morte nelle situazioni più devastanti, provocano anche grossi danni economici, psicologici, sociali e lavorativi, con effetti dolorosi anche negli anni successivi all’evento.
L’uomo da quando esiste e forse per la prima volta, ha il potere di distruggere velocemente tutto quanto è stato costruito in migliaia di anni.
Correggo la frase sopra scritta: un pugno di uomini potenti ha il potere di distruggere velocemente tutto quanto è stato costruito in migliaia di anni. Gli altri uomini stanno a guardare, a leccarsi le ferite e a piangere i disastri.
Chi è potente economicamente (i ricchi), una scappatoia non è detto che la trovi, ma è molto più avvantaggiato nel trovarla (perché ha avuto la forza economica di preparare prima varie soluzioni e vie di fuga) di chi non ha i mezzi (i poveri e i meno abbienti) per scampare ai più elementari pericoli e incombenze.
Sono povero e per questo cerco di capire dove posso avere benefici e speranze di vita che non derivino strettamente dal potere dei soldi, dalla tecnologia e da tutto quanto potrebbe non essere più disponibile in pochi attimi. Non mi posso permettere bunker o andare su Marte o comprare isole sperdute, devo per forza di cose trarre il massimo vantaggio da quello che “più umanamente” mi circonda. Se poi questo non dovesse bastare, pazienza… sarà per la prossima volta (se avremo un’altra occasione di vita).
Anche in questo caso, come in molti altri, l’informazione e la conoscenza costituiscono un valido aiuto iniziale (più sai e meno porti con te…).
Il survivalismo urbano è completamente diverso dal survivalismo nella natura. Non ci vuole molto per capirlo.
Con il termine di sopravvivenza urbana si intendono molte cose. Cercherò ora di descrivere meglio i casi in cui vengono a mancare le cose e i servizi ai quali siamo abituati ogni giorno , a seguito di un evento eccezionale o disastroso.
Come già scritto sopra, questi eventi potrebbero essere naturali (anche se spesso causati da una cattiva amministrazione del territorio da parte dell’uomo), come terremoti, allagamenti, inondazioni, uragani, vulcani, siccità, carestie, sconvolgimenti, cataclismi vari. Potrebbero essere però anche artificiali, cioè voluti dall’uomo a seguito di decisioni o azioni sbagliate o ancora cattive applicazioni tecnologiche. In questo genere di eventi inserirei guerre, indirettamente sfollati e rifugiati, tecnologie fuori controllo (chimiche, nucleari e radioattive), esplosioni industriali, inquinamento, epidemie e pandemie, …
E’ sicuramente giusto, quando si parla di disastri, mettere in primo piano le persone rimaste uccise. Però si deve parlare anche dei superstiti e di chi si trova ad affrontare una situazione di sopravvivenza dopo che si è verificato un disastro. Sopratutto della stragrande maggioranza delle persone che prima del fatidico “giorno dopo”, non hanno avuto le possibilità economiche e strategiche per organizzare una seppur minima azione di prevenzione e si trovano improvisamente di fronte ad un qualsiasi collasso della civiltà.
Al di là di tutto c’è da chiedersi: quanta tecnologia servirà ancora per portarci sull’orlo della distruzione? Se la risposta è preoccupante, è necessario parlare proprio di azioni di tutela futura, utili a farci stare più tranquilli e se anche non servissero a niente… tentare non nuoce.
Se dovessero verificarsi condizioni particolari, bisognerebbe avere acquisito un minimo di competenze e conoscenze specifiche per rimanere vivi negli agglomerati urbani grandi e piccoli e non diventare vittime dei nostri simili o degli eventi.
Si potrebbe vivere in grandi città come in piccoli paesi, il risultato non cambierebbe molto.
Le tecniche e le abilità da imparare per padroneggiare una condizione di sopravvivenza urbana (se si rimane vivi e, almeno nei primi giorni dopo il disastro) sono tante. Si parte dalle cose più ovvie e necessarie.
Nei centri abitati il luogo dove viviamo e abbiamo tutto il necessario per vivere è la casa (alcuni più sfortunati non ce l’hanno, ma questa è un’altra storia).
E’ naturale che ogni cosa, all’interno della casa abbia un luogo dove viene riposta e conservata.
In una delle situazioni particolari come quelle che descrivo si deve poter fare affidamento scorte di emergenza basilari e di aiuto: cibo, attrezzi utili nelle operazioni da eseguire, un minimo di abbigliamento e prodotti di igiene e comodità.
I disastri e i cataclismi non sono sempre prevedibili a possono accadere improvvisamente. Se siamo a casa e abbiamo un minimo di tempo a disposizione, si può accedere a quanto predisposto e poi scappare altrove, se la casa non è un posto sicuro. Però, potremmo trovarci fuori casa e addirittura distanti da essa. Tutte le scorte e le attrezzature preparate potrebbero non essere immediatamente disponibili. In questo caso, la prima cosa da fare è tornare a casa appena possibile per prendere il necessario. La casa sarà accessibile? Dipende da cosa è successo. Se non ci si potesse più accedere bisogna cercare altre soluzioni.
Si deve cercare di arrivare comunque a casa per vedere se c’è sempre e in che condizioni è. E’ utile nell’immediato e durante il tragitto una piccola borsa di sopravvivenza (tenuta nel bagagliaio dell’auto) che insieme all’EDC aiuta in questi primi momenti di difficoltà. La borsa dovrebbe contenere qualche minimo attrezzo di base come una pinza, un po’ di filo di ferro, delle fascette stringenti in plastica, nastro adesivo, bussola, torcia elettrica, accendino e qualche altro piccolo accessorio che si ritiene possa essere utile (nell’EDC che abbiamo con noi c’è comunque un multitools e altri oggetti utili). Dovrebbe inoltre contenere un minimo di kit di pronto soccorso, contenente anche un disinfettante come iodopovidone o a base di ipoclorito di sodio, utile anche per disinfettare fonti di acqua che non sono chiaramente e immediatamente potabili e qualche alimento energetico a lunga conservazione per dare nutrimento. Oltre uno o due litri d’acqua se questa non dovesse essere disponibile altrove.
Probabilmente non sarà possibile utilizzare telefoni o altri mezzi di comunicazione e soprattutto è molto probabile che manchi l’elettricità e il gas. Al giorno d’oggi senza energia elettrica si ferma praticamente tutto. E’ necessario stabilire in anticipo con i familiari (che potrebbero non essere con noi) un piano di ricongiungimento e un punto di incontro che tutti devono fare in modo di raggiungere. Questo luogo potrebbe essere proprio quello dove si trova la casa. E’ inoltre necessario accordarsi in anticipo anche per un secondo luogo di ritrovo più periferico, se il luogo dove si trova la casa non potesse essere accessibile per vari motivi.
Se la casa è accessibile, dopo aver recuperato tutto quanto il possibile per la sopravvivenza, non ha senso secondo me rimanere in questo posto a lungo. I sopravvissuti, nel tentativo di accaparrarsi tutto il possibile possono diventare un pericolo e aggredire o fare del male. Aggirarsi in un centro abitato diventerebbe molto pericoloso. Il personale medico e quello che può garantire soccorso, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, potrebbero a loro volta non essere disponibili. Forse è meglio allontanarsi dal centro abitato e cercare boschi o spazi più adatti che si trovano in natura (la sopravvivenza urbana diventa sopravvivenza nella natura). Per allontanarsi dai centri abitati, è probabile l’utilizzo di un’auto, per questo tenere un buon kit di sopravvivenza, poco ingombrante, in auto, è sempre una buona pratica (ricordarsi di sostituire e rinnovare i prodotti deperibili che hanno una scadenza vicina. Però, le strade saranno percorribili? Non si può sapere… Il metodo di allontanamento a piedi è in pratica quello più concreto e che permette di nascondersi meglio in caso di necessità. A piedi si possono percorrere anche lunghe distanze, passo dopo passo e con soste intermedie. La conoscenza della zona o il possesso di una mappa dettagliata aiutano molto.
Non potendo però allontanarsi da casa (o non volendo), si deve trovare il modo di valutare gli eventi che tenga conto di ogni possibile risvolto. In primo luogo evitare possibilmente le altre persone, rimanendo nascosti e il più possibile invisibili. C’è però da procurare le risorse essenziali (cibo e acqua prima di tutto).
Avere in casa scorte sufficienti di cibo e acqua per un primo periodo (più difficile e confusionario) facilita molto la nostra organizzazione. Se si deve uscire per qualche ragione, stare attenti ai pericoli in generale, percorrere strade secondarie e scarsamente importanti strategicamente, in orari insoliti e, non dire a nessuno (quando non si può o non si vuole condividere) che si dispone di cibo e risorse utili. La conoscenza della zona e dei quartieri, anche in notturno è fondamentale per muoversi bene. Si deve capire dove andare e perché andarci, se ci sono risorse e se il rischio vale la pena. Lasciare perdere negozi e supermercati che sono i luoghi più probabili e frequentati da tanti, piuttosto prendere in considerazione posti meno ovvi dove ci può essere cibo (mense, scuole, ristranti, alberghi, punti di ristoro, centri di produzione e distribuzione alimentare… e così via). Non sempre però nascondersi dagli altri o mentenere le distanze potrebbe essere la migliore soluzione. Ci sono gruppi di persone che si riuniscono proprio per aiutarsi a vicenda e soccorrere i più bisognosi proprio in casi come questi, condividendo cose e valori e sacrificandosi per gli altri. I contatti umani in certi casi possono essere molto validi.
Per concludere: non ha molto senso essere forti o bene armati. Sono le giuste decisioni prese che fanno raggiungere ottimi o pessimi risultati. Quali saranno “le giuste decisioni”? Nessuno ce lo può dire. Solo l’esperienza acquisita, l’attenta osservazione del territorio e tutto quanto fatto in precedenza, ci possono dare un piccolo aiuto nel prendere una strada piuttosto che un’altra.
Per una continuazione dell’argomento, leggere anche il seguente articolo:
https://www.sopravvivere.org/preparazione-alle-emergenze-e-scorte-di-emergenza/
La protezione civile è il primo centro di informazioni e consultazione per prepararsi a varie evenienze. Fate visita alla sede locale della vostra zona per raccogliere materiale informativo e divulgativo. Su Wikipedia, alla pagina
https://it.wikipedia.org/wiki/Protezione_civile
si legge:
La protezione civile è un sistema di enti e soggetti, pubblici o privati, che svolgono attività assimilabili alla difesa civile o comunque finalizzate alla tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni che persone o cose potrebbero potenzialmente soffrirne in determinate situazioni causate da disastri o incidenti di varia natura.
Ho scritto un articolo sulla protezione civile:
https://www.sopravvivere.org/protezione-civile-in-italia/
I link utili per avere le prime informazioni sono:
https://www.protezionecivile.gov.it/it/
https://www.iononrischio.gov.it/it/
A seguire, un manualetto che elenca le principali emergenze di protezione civile in Italia con lo sguardo sul ruolo del volontariato:
Principali emergenze di protezione civile nell’Italia dal 1908 ad oggi
-La Croce Rossa Italiana contribuisce a risolvere anche queste problematiche:
https://cri.it/cosa-facciamo/preparazione-e-risposta-ai-disastri/risposta-emergenze/