Vivere in città oggi

scritto da Marika Massella, dottoressa in psicologia

Cosa significa vivere in città al giorno d’oggi? Quali vantaggi ha portato l’evoluzione ed il progresso nella vita di tutti i giorni; cosa al contrario ci è nocivo quotidianamente?

Vivere in città nel 2022 significa avere una vita frenetica, giorni pieni di cose da fare, di eventi da vedere, di posti da visitare, è spesso stressante ritrovarsi in una città enorme, dinamica e senza freni che non dorme (quasi) mai. E in risposta a tutti gli input esterni, come reagisce il soggetto? Come si muove all’interno di queste mille connessioni?

Tutto dipende dal proprio essere, da come il SÉ1, risponde agli stimoli esterni ed interni, convogliando le proprie forze ed energie nello sviluppo personale. L’individuo si trova di fronte milioni di stimoli da gestire, a volte con coraggio e determinazione, cercando di vivere al meglio e di viversi al meglio, altre volte cadendo in stati di ansia e/o depressione, non riuscendo a vedere la fine al tunnel che è il proprio percorso. Questo accade poiché la natura dell’essere umano è, oltre ad altro, debole e fragile: si è sempre soli, in ultima istanza, di fronte al mondo. Questo stato di solitudine perenne può portare alla chiusura e all’introversione, cause di disagi più profondi. Essere connessi con gli altri è invece sinonimo di confronto sociale e di condivisione, ciò permette al SÉ di non sentirsi completamente solo e di poter contare sui propri simili. Le relazioni sono parte fondamentale della natura umana, senza di esse il soggetto non può svilupparsi totalmente: il SÉ esiste proprio grazie al continuo confronto con l’altro diverso-da-sè.

Nonostante ciò, una ricerca frenetica di connessioni è altrettanto nociva; l’iper-connessione presente al giorno d’oggi, dovuta soprattutto dalla tecnologia, porta l’individuo ad essere costantemente esposto al giudizio altrui, nonché al proprio, mettendosi a confronto con gli altri provocando spesso un abbassamento dell’autostima con conseguenze diverse, più o meno gravi, che possono sfociare in veri e propri disturbi2.

Il timore del confronto definisce un tipo di disturbo d’ansia3, la fobia sociale, un disturbo caratterizzato da paura o ansia marcate relative ad una o più situazioni sociali quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Tali sentimenti sono sproporzionati rispetto alla reale minaccia posta dal contesto/situazione, e riguardano tre aspetti fondamentali:

  • interazioni sociali (avere una conversazione, incontrare sconosciuti)
  • essere osservati
  • agire di fronte ad altri (es. parlare in pubblico)

[DSM-5, manuale diagnostico dei disturbi mentali]

L’ansia sociale porta l’individuo ad estraniarsi completamente (o quasi) dal mondo esterno, con lo scopo di allontanare e non vivere quelle situazioni sociali che per l’IO4 sono fonte di ansia e paura. Ignorare, però, non è la soluzione adatta per nessun tipo di problema e/o disturbo: è importante conoscerlo, avvicinarsi ad esso per gestirlo al meglio e soprattutto accettarlo nella propria vita.

L’essere umano è un animale sociale e complesso, che grazie al proprio stato di coscienza diviene consapevole della propria vita. Tale consapevolezza può essere estremamente positiva per lo sviluppo del SÉ, permettendo al soggetto di conoscersi, di porsi in discussione e poter vivere una vita felice e conscia delle proprie mille sfaccettature. Essere coscienti del SÉ e dell’IO risulta uno dei primi passi utili ad una gestione sana e positiva di se stessi: il SÉ riconosce la presenza di ombre ed elementi oscuri dell’IO che non vanno ignorati, bensì riconosciuti, compresi e gestiti permettendo uno sviluppo armonioso e degno del proprio essere.

Come si può agire dunque in risposta alla propria ansia sociale?

Il primo passo è il riconoscimento, essere consapevoli della sua esistenza, successivamente è importante capire quando si manifesta, in quali occasioni, e perché.

Dopo questi primi passi è essenziale apprendere tecniche specifiche per gestirla, per convivere con essa e ridurla. Le tecniche più utili in questo caso sono tecniche di rilassamento, le quali possono partire dal rilassamento corporeo per raggiungere quello mentale o agire direttamente su di esso; qui di seguito ne definiamo due:

  • Respirazione: concentrarsi sul respiro permette la focalizzazione sul momento presente e/o sul problema vissuto; per esempio, indirizzare il proprio respiro su una parte del corpo dolorante, permette ai muscoli di quell’area di rilassarsi, garantendo una riduzione del dolore e del malessere. Trattando problemi di ansia, si può indirizzare una respirazione profonda verso il pensiero inerente la situazione ansiosa temuta: questa connessione permetterebbe di gestire la propria ansia a livello mentale attraverso la visualizzazione, agendo sull’input ansioso con una respirazione consapevole che aiuta il soggetto a rilassare sia la mente che il corpo.
  • Mindfulness: capacità di stare nel momento presente osservando tutte le emozioni e sensazioni che si provano, poterle trattare come oggetti e poterci lavorare. Le emozioni e sensazioni provate, vengono osservate e si agisce su di loro, combattendo il potere che esse potrebbero avere sul soggetto.

Nella vita di tutti i giorni può risultare difficile mettere in pratica tali azioni volte al rilassamento e/o ad una gestione adeguata del proprio disturbo; le motivazioni possono essere molteplici, ma vorrei porre l’attenzione su due in particolare:

– la paura del cambiamentopoiché non si è mai abbastanza pronti a mettersi in discussione, il cambiamento è fonte di insicurezza e paura, sentimenti che ostacolano spesso l’azione verso di esso. Queste emozioni sono legittimate ad esistere, è il soggetto che deve essere in grado di viverle senza permettere loro di avere potere sul SÈ.

– la mancanza di tempovivere in una città al giorno d’oggi significa anche non avere abbastanza tempo libero da dedicarsi. Nonostante ciò, è sempre importante ritagliarsi dei momenti personali, con lo scopo di non trascurare se stessi.

In conclusione, è importante non sentirsi mai in trappola; per ogni problema esiste una soluzione se si ha la facoltà di porsi in discussione. Il primo passo verso il cambiamento richiede sempre un’analisi personale: conoscersi profondamente permette al SÉ di gestire l’IO così da garantire uno sviluppo armonioso e volto al proprio benessere. Vivere una vita consapevole risulta la base dalla quale partire per poter costruire la propria esistenza. Essere consci di SÈ è un percorso, richiede tempo e non sempre può essere fatto da soli; l’aiuto di uno specialista della salute mentale può essere fondamentale per gestire la propria mente e la propria vita. Di fronte ai propri disagi, se risultano nocivi, è importante affidarsi a chi sa come indirizzare il proprio percorso verso un benessere psico-fisico.

Articolo di Marika Massella, dottoressa in psicologia

——– Note

1 – I concetti di IO e SÉ richiedono la comprensione della dualità in ognuno di noi: l’essere umano non è mai uno, dentro la propria coscienza e mondo inconscio, esistono diversi livelli entro i quali il soggetto si trova ad operare. L’IO risulta essere la parte più profonda dell’individuo, in cui è concentrato il proprio egoismo: l’IO può pensare solo all’IO e a ciò che interessa e fa bene all’IO. Il SÉ risulta invece l’evoluzione sociale dell’IO, portandosi dentro sia aspetti individualistici che sociali inerenti agli altri fuori di SÉ. Il SÉ è qualcosa di estremamente impersonale, il soggetto impara ad operare nel proprio SÉ ed ad operare come SÉ quando comprende la propria connessione con il mondo esterno, cosa che gli permette di vivere una vita piena ed equilibrata: il SÉ vive in serenità con il mondo esterno, avendo cura dell’IO e di ciò che non è IO. [C.G.Jung –La psicologia del kundalini Yoga, Seminario tenuto nel 1932, pp.5-86]

2 – Citiamo due studi a sostegno: Problematic smartpone use: A conceptual overview and systematic review of relations whit anxiety and depression psycopatology, Jon D.Elai etal.J. affect disorders, 2017; Digital Media, Anxiety,and Depressionnin Children, Elizabet Hoge et al. Pediatrics, 2017.

3 – Il concetto di ansia viene descritto come “l’anticipazione di una minaccia futura”: uno stato fisiologico e psicologico che pone il soggetto in allerta. Tale apprensione può essere provocata dal contesto (ansia di stato), o può essere intrinseca al quadro di personalità dell’individuo, dunque è presente sempre anche in circostanze non stressanti (ansia di tratto). [DSM-5: manuale diagnostico dei disturbi mentali. Quinta edizione, 2013]

4 – Concetto riconducibile alla nota 1: l’Io ed il SÉ. [ibidem]